mercoledì 1 luglio 2015

Italia Vs Resto del mondo





In questi ultimi anni, visti i prezzi scandalosi che hanno raggiunto i libri, nuovi, usati, appena usciti che siano, ho preso l’abitudine di rileggere romanzi letti in passato. 
Gli ultimi due “ripescaggi” che ho fatto sono stati La città dei clown di Will Elliott e La pelle fredda di Albert Pinol, entrambi comperati all’uscita, sette o otto anni fa, con conseguente salasso.  
Be’, sapete una cosa? Sono due bellissimi romanzi. Sono entrambi horror anche se in modo molto diverso. Me li ricordavo belli e lo sono ancora.
Dopo aver finito le letture, ho controllato su Amazon cos’altro avessero scritto questi due autori. Cos’hanno scritto? Niente. Proprio niente. O meglio, hanno scritto altro, ma nulla di tradotto in italiano. E come mai? Semplice, perchè con i due romanzi sopracitati, diciamo d’esordio, non hanno avuto successo. Una recensione da una stelletta per La città dei clown e zero per La pelle fredda, giusto per confermare lo scarsissimo successo. 
Pazienza, mica tutti possono avere successo, peccato però, perchè sono romanzi molto validi.
Poi ho dato un’occhiata su Amazon.com, tanto per curiosità. 
The Pilo family circus, il romanzo di Elliott, ha quarantatre recensioni con una media di quattro stellette e mezza! E Cold skin trentuno, quattro stellette di media! 
Com’è possibile una cosa del genere?
Faccio qualche ipotesi.
I due romanzi fanno effettivamente schifo e gli utenti di lingua inglese non capiscono un cazzo?
I gusti degli utenti di lingua inglese sono diversi dai gusti degli utenti italiani e io ho i gusti simili ai primi? 
Un caso?
Gli utenti italiani, escluso me, non capiscono un cazzo?
Magari è vera qualcuna di queste ipotesi fatte qui sopra, però ho un’altra idea.
In Italia il mercato editoriale è statico come un pilone di cemento. La proposta editoriale invece è statica come un pilone di cemento. Si trova qualcosa che vende, bene, tutte le risorse, poche, vendono buttate lì e si va avanti dritti finchè la cosa che vende non la sopporta più nessuno. Poi ne salta fuori un’altra. 
In Italia i lettori esigenti sono pochi. I lettori che leggono di tutto, che cercano, che apprezzano, sono pochi. Sono tanti invece i lettori che hanno sabbia tra le pagine dei libri, prechè il vicino ha sbattuto l’asciugamano contro vento. Sono tanti i lettori che comprano e non leggono, che non hanno pretese, che s’accontentano del primo libro colorato in cima alla pila al supermercato. 
Questi elementi fanno sì che i libri vengano spinti sempre nella stessa direzione. Qualsiasi sia il contenuto, qualsiasi sia la storia, il libro viene spinto nel mucchio della roba che vende, viene spacciato per affine alla roba che vende, anche se non lo è, perchè altrimenti il lettore, al supermercato, scappa urlando e agitando le mani. 
Nell’unica recensione, una sola stella, della Città dei clown, l'unente sostiene che il libro sia una noia mortale, che non faccia paura per niente. È vero, il libro non fa particolarmente paura, ma, con sincerità, quanti horror esistono che leggendoli procurano vera paura? Il problema non è la paura, il problema è tutto il sistema che si usa per promuovere un un libro. Se è un thriller/horror deve sempre essere il più terrificante/spaventoso/disturbante mai pubblicato, deve ricordare Stephen King o qualche thrillerista del momento. In questo modo il lettore si aspetta sempre le stesse cose, se le trova è contento, altrimenti no.
Sulla copertina della Città dei clown ci sono belle in evidenza citazioni varie dove il romanzo viene associato a King, appunto, e a Lovecraft. Ecco, perfetto. Con King non centra niente, ma proprio niente. Con Lovecraft, mah, c’è qualche horror, se togliamo vampiri e zombie (neanche tutti magari), che non ha niente a che fare con Lovecraft? Allora bisogna dirlo ogni volta? Che poi uno s’aspetta antiche entità mostruose che emergono dagli abissi per divorare comunità costiere di inizio novecento. 
La città dei clown è un ottimo romanzo, fantasioso, veloce, che butta il lettore dentro una mischia senza troppi complimenti. E va preso così. Sarà un caso che sulla copertina dell’edizione anglofona non ci sia nessuna segnalazione di nessun genere?



La pelle fredda in Italia non ha nessuna recensione. Neppure la mia, perchè all’epoca il libro non l’avevo comperato su Amazon. 
Perchè? Mistero. 
È un romanzo dal sapore avventuroso. Sul risvolto sono menzionati Stevenson e Conrad, e vanno bene. È menzionato sapete anche chi? Lovecraft sì, ancora lui, tanto per cambiare, anche se qui è un po’ più pertinente. È una storia cupa, desolata, ossessionate, scritta molto bene, ma purtroppo da noi nessuno se l’è filata. Come mai? Perchè anche qui la storia non combacia con i canoni della roba che vende, e tra l’altro neanche il formato. Già, perchè un libro dev’essere lungo tra le trecentocinquata e le cinquecento pagine, per essere ok. Di meno, come in questo caso, da l’idea che non valga niente, di più...oh, non scherziamo, mi devo leggere per davvero sto mattone?
Insomma, per vendere di più si sacrifica la varietà. È come se l’editoria sia ormai una specie di monocoltura, come le piantagioni di mais che stanno soppiantando l’Amazzonia. E sapete cosa fanno le monocolture? Impoveriscono il terreno, lo rendono sempre più arido, esauriscono gli elementi, fino a farlo diventare un vero e proprio deserto.


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