giovedì 26 febbraio 2015

Servo sterzo per la lettura

Al giorno d'oggi la gente non vuole più fare fatica. Preciso. Non ha mai voluto fare fatica, però un tempo la soglia di sopportazione era molto più alta. Oggi la soglia è bassa, molto bassa, e si sta ancora abbassando. La principale causa dell’abbassamento di questa soglia è la tecnologia. La tecnologia ha semplificato la vita, l’ha migliorata, l’ha resa più semplice, e noi ci siamo rammolliti. In questi ultimi  anni poi, la velocità della semplificazione e il conseguente abbassamento della soglia, sono stati incredibili. Oramai tutto deve essere perfetto, facile, intuitivo, automatico. Aggeggi che all’inizio erano cose per pochi, sono entrati in tutte le case e in tutte le tasche. Di cosa parlo? Di tutto. Dalla lava stoviglie allo smartphone, dal robottino che pulisce casa, dal navigatore al park assist. Nell’euforia consumistica generale poi, sono diventati utili anche oggetti inutili come il tablet e il borsello. Tutti devono avere tutto, e subito, come le canzoni su Youtube. Pian piano ci si è dimenticati come stavano le cose prima e come si viveva la vita. Chi poi, come gli adolescenti di oggi, i quali dovrebbero diventare i lettori di domani, è nato già in questa epoca, non saprà mai cosa vuole dire lavare i piatti, chiedere informazioni stradali, e forse neanche stendere i panni, se abita in appartamento a ha un’asciugatrice.Certo, non che fare quelle cose ci faccia diventare come Rambo. No. Però è una questione di atteggiamento verso l’esistenza. Avanti di questo passo si abbasserà sempre più la soglia della resistenza alla fatica e si diventerà molto più dipendenti da quello che ci circonda. Leggere è faticoso. Leggere è impegnativo. Bisogna restare concentrati per molto tempo in modo più o meno continuativo. Ci vuole una certa resistenza. La vita di oggi ci allontana da questa resistenza. La vita di oggi è concepita per evitare questa resistenza. Prendo l’esempio delle canzoni su
Youtube che rende bene l’idea di cosa intendo. 
Una volta c’erano i dischi e tutto filava liscio. Poi sono arrivate le cassette, il supporto peggiore e meno affascinante della storia, orrende, ma avevano un grosso pregio: le potevi duplicare come niente. Con l’arrivo dei cd è cambiata la qualità audio ma per il resto era tutto come prima. O te lo comperavi, uscendo e andando in negozio e magari quel giorno pioveva, o te lo facevi prestare e lo mettevi su cassetta. Con la diffusione dei pc la cassetta è morta. Al suo posto un bel masterizzatore, i meccanismi però, invariati. Infine internet. Di colpo il paradiso. Napster, ore e ore lì ad aspettare che la canzone si scaricasse, bit dopo bit, lo stillicidio. E poi magari si sentiva pure male. Comunque gratis, oh, e senza uscire di casa. Ripeto, Rambo era in grado di sopravvivere mangiando cose che avrebbero fatto vomitare perfino una capra e si disinfettava le ferite con le fiammate, qui non siamo a quel livello, però, dico, un po‘ di impegno ci voleva. Adesso? Adesso in qualsiasi posto uno si trovi, in camera sua o ai giardinetti, va su Youtube e si ascolta la canzone che vuole, subito e gratis. Esempi così ne potrei fare a centinaia. Ve le ricordate le enciclopedie? Come puzzavano e com’erano polverose là in cima, sullo scaffale più alto, dove ci voleva la sedia? E andare al video noleggio? Meglio prima di cena che poi c’è la fila.Ecco, una bella semplificazione, una bella facilitazione. È un bene? Dipende, incerti casi si in certi meno, ma forse nell’insieme sì, è un bene. Tuttavia c’è il prezzo. Il prezzo è che tutti, ma molto di più i ragazzi, ci abituiamo a questo standard di facilitazione, ci sediamo e ci mettiamo comodi. È giusto, per carità, perfino un cane si siede dove si trova meglio, se un posto lo trova scomodo si sdraia da un’altra parte. Però c’è il prezzo.Leggere invece non è stato mai facilitato. Leggere resta un’attività immutata da sempre. Per leggere devi prendere il libro, o il Kindle o il telefono o il supporto tra i mille disponibili oggi, metterti da qualche parte, e “leggere”. Non c’è altro modo. E come si fa oggi a fare una cosa tanto faticosa, esattamente faticosa come venti, trenta, cento, mille anni fa? Quando, senza servo sterzo, non saremmo più in grado di guidare? Semplice, non si fa.   

martedì 17 febbraio 2015

La letteratura scomparirà tra cinquant'anni

Il futuro della letteratura è nero. Purtroppo non posso che essere pessimista. La gente non legge più, o legge sempre meno. Sai che novità, lo sanno tutti. 
Ma se sparisce il lettore sparisce anche la letteratura? La letteratura dev’essere per forza vincolata al lettore? Non può esistere senza? 
Bel problema, filosofico direi. 
Estremizzando un pochino al primo colpo direi di no, che non è necessario un lettore affinché la letteratura esista. Uno scrive un libro, un  capolavoro, se lo fa stampare e lo tiene lì, nel cassetto, oppure anche solo sul computer, tanto è uguale. L’opera letteraria sta lì, nessuno la legge ma c’è, pronta per essere scoperta. 
Poi però, pensandoci meglio, mi viene da pensare che una letteratura in potenza non è realmente letteratura. La letteratura diventa tale solo dopo che viene letta, prima no, altrimenti potrebbe esserlo qualsiasi cosa, anche un sasso, per dire. È la lettura che la trasforma in letteratura. Solo una volta provato a leggere il sasso si saprà che non è letteratura, prima non ne sappiamo proprio niente. 
Quindi il lettore è indispensabile? Sì. Allora siamo fregati. 
Sarò catastrofico ma do al massimo trenta o quarant’anni, cinquanta ad esser folli, alla letteratura, prima che diventi una chiccheria per pochi snob, come le Superga, i lustra scarpe e i 33 giri. 
Altro che self-publishing, editori indipendenti, e-book, e-reader. Non ci sarà niente da fare. Verrà a mancare definitivamente il fruitore. 
Faccio due conti. Chi legge oggi? Che fasce d’età? Il grosso credo sia tra i trenta/quaranta e gli ottanta. Sotto i trent’anni, i lettori anche occasionali, non quelli forti, bisogna radunarli tutti e farli venire a casa mia per farli sembrare tanti. Sotto i vent’anni: dato non pervenuto. Quindi? Diamo quarant’anni a quelli che oggi ne hanno trenta ed ecco fatto. Nessuno più leggerà niente di niente, neanche gli articoli di Vanity Fair mentre aspettano dal dentista.
Ma qualcuno vorrà ben aggiungersi, no? Qualche nuovo lettore. No. Non si aggiungerà nessuno. Cosa volete che spinga un adolescente di oggi a iniziare a leggere? Niente, ecco cosa. Quello, l’adolescente, si farà la sua bella vita senza sentire il minimo bisogno di leggere, non avrà mai l’occasione di imparare ad apprezzare la lettura, un po‘ perchè nessuno lo consiglierà, un po‘ perchè non ha tempo, un po‘ perchè “oh ma sta roba non si può scaricare? Te la devi per forza leggere tutta?”.
Posso pensare che sopravviverà qualche forma di scrittura creativa, per la televisione, per il cinema, per i videogiochi, perchè delle storie non si potrà mai fare a meno, ma la letteratura, quella che conosciamo, quella che ha come sua massima concretizzazione il libro, cari miei, è spacciata.       

giovedì 12 febbraio 2015

Un post introduttivo?



Questo è un blog inutile come tutti gli altri. Non ho chissà quali pretese. Non penso di cambiare la rete o la gente o la letteratura. Non penso che sarò originale, nel senso di “unico nel suo genere”, al massimo un po’ atipico. Cercherò di scrivere post che riguardino la letteratura nel senso più largo possibile e che parlino anche di altre cose, a volte. In pratica, potrò parlare di qualsiasi cosa. Cercherò però di farlo esclusimamente in modo particolare, solo quando mi sembrerà di poter dare una piccola aggiunta, di qualsiasi tipo, ma che sia una aggiunta, un apporto sotto qualsiasi forma. Nel senso che a uno che legga un mio post, una volta finito, almeno venga da fare una faccia, di qualsiasi tipo, ma che sia una faccia. Che il post sia banale e insignificante o arguto e stuzzicante, dopo ci vuole la faccia. Così, avrò suscitato una qualche reazione, quella della faccia appunto. Le facce sono importanti, soprattutto quando uno è solo, le facce che uno fa quando è solo, sono una della espressioni di massima sincerità possibili per l’uomo. E i post di un blog di solito uno li legge da solo.  La letteratura è come il panda, soltanto che nessuno se ne sta prendendo cura, perchè nessuno crede veramente che la situazione sia tanto brutta e perchè, stringi stringi, non gliene frega un cazzo a nessuno.