martedì 31 marzo 2015

Un esperimento su Amazon. Peripezie di un racconto sul KDP

Circa sei mesi fa ho pubblicato il mio primo racconto su Amazon. L’idea era quella di un esperimento. L’esperimento sarebbe servito per vedere come andavano le cose partendo da zero, senza aiuti di nessun genere da perte di parenti amici e conoscenti vari. Per farlo ho usato uno pseudonimo, Banshee Miller, che poi ho mantenuto come nome per questo blog, senza dir niente a nessuno, in modo che se qualcuno di mia conoscenza fosse incappato per caso nel libro non avrebbe potuto collegarlo a me. Lo scopo era cercare di capire quanto avrei venduto in maniera pulita, effettiva, senza aiuti appunto. Il racconto in questione s’intitola Montagne di carne, ed è un fanta-horror strano e assurdo ambientato in montagna tra pastori pieni di muscoli e vacche, con una protagonista molto sexy e che è meglio non far incazzare. Il Racconto NON è per niente erotico.Bene, pubblico. 0,99 cent.Appena on line sono andato a controllare, tanto per vedere se era tutto a posto e l’ebook non c’era verso di trovarlo. Un blocco “per adulti” ne impediva la visualizzazione libera. Come mai? Forse per via del titolo e della copertina in effetti un po’ ambigua. Ho mandato subito una mail dicendo che il racconto non era assolutamente per adulti, ma solamente un racconto fanta-horror e lo staff di Amazon mi ha risposto che dopo delle verifiche sì, in effetti il vincolo si poteva togliere. Per fortuna, ho pensato, adesso si può cominciare. Per circa un mese ho lasciato l’ebook lì a riposare, senza promuoverlo in nessun modo. Risultato, una copia venduta, uno o due giorni dopo la messa on line. Perfetto, un ebook lasciato lì non vende niente.Passata questa prima fase ho attivato la promozione gratuita per tre giorni, pubblicizzando la cosa sul forum del Kdp e su alcuni gruppi Google+, ovviamente utilizzando il profilo Banshee Miller che non aveva praticamente contatti, non conosceva nessuno e avevo appena creato. Risultato, oltre novanta copie scaricate sull’arco dei tre giorni. Ottimo direi no? Addirittura, sulla coda dell’offerta gratuita un paio di utenti avevano scaricato l’ebook pagandolo. Perfetto, la promozione gratuita fa ottenere molti download. Finita la promozione mi son messo tutto soddisfatto ad aspettare la prima recensione, che su novanta download pensavo ben che sarebbe arrivata presto. Infatti così è stato. Dopo pochi giorni eccola, la mia prima recensione ufficiale e 100% autentica, di qualcuno, sconosciuto, che aveva scaricato il racconto, senza conoscermi, per curiosità, e l’aveva pure letto. Una stella. Sì proprio così, una sola stellina. Come sapete quando compare la schermata del libro si vedono di fianco le stelline ma senza il testo della recensione, per quello bisogna andare sotto. Quando ho visto la stellina ho provato prima una certa emozione e poi una specie di sconforto rassegnato e inevitabile, come se fosse destino ricevere la recensione da una stella. Va bè, ho pensato, cosa pretendevi...Ho letto la recensione. Il cliente si lamentava, incazzato nero, del fatto che il racconto non fosse per niente erotico, e non poteva credere che un racconto del genere fosse in testa alla classifica dei racconti erotici. In testa alla classifica dei racconti erotici? Il mio?Alt, fermi tutti, il mio NON era e non è un racconto erotico, per nulla, hai voglia utente della recensione di lamentarti. Eppure durante la pubblicazione avevo inserito le categorie giuste, horror e azione avventura. Ho controllato per sicurezza ed erano proprio giuste. Mi sono lamentato di nuovo con lo staff. Loro hanno risposto che era vero, avevo ragione, e che avrebbero spostato l’ebook nelle giuste categorie. Perfetto ho detto io, ma adesso come la mettiamo con la recensione da una stella? Vi sembra corretto che campeggi lì, in bella mostra, unica, terribile e totalmente ingiusta? Sì, hanno detto, ci sembra corretto, perchè la recensione non viola nessun parametro e resta lì. A sì? Ho detto io, magari non viola nessun parametro, perchè dal punto di vista dell’utente incazzato è legittima, ma dal mio punto di vista? Cosa centro io? Siete voi che col vostro errore mi avete procurato la recensione. Avete idea di cosa significa per un racconto avere una sola recensione da una stella?  Niente, la recensione è rimasta. C’è ancora adesso.  Pazienza mi son detto, andiamo avanti. Senza promozione gratuita il libro s’è fermato, vendere è impossibile. Ho pubblicizzato sui gruppi, ma niente, magari, ogni tanto una copia scaricata. La cosa peggiore in questo frangente è la sensazione di totale invisibilità, nullità assoluta. Passato un altro mese ho riattivato la promozione, convinto di ottenere altri novanta download se non di più, e finalmente, questa volta, nella giusta categoria. Ho attivato la promozione, l’ho fatto sapere. Una trentina scarsa di download, nonostante avessi fatto tutto come la volta precedente. Ho pubblicato un seguito del racconto, ho attivato subito la promozione. Una ventina di download. Sempre peggio, come mai? Be’, è evidente che la categoria che tira di più è quella della letteratura erotica. Ancora oggi, dalla pagina di Montagne di carne, si possono notare i libri visionati dai clienti che hanno visionato il mio e sono tutti erotici (con titoli molto divertenti devo dire). I novanta download ottenuti la prima volta erano dovuti all’appartenenza alla categoria erotica. Il titolo non l’ho cambiato, non credo lo farò mai, mi piace, ma la copertina si. La nuova è quella che vedete qui di fianco da qualche parte. La prima è quella qui sotto. Il mix creato dal titolo e dalla prima copertina ha condannato il mio ebook ad essere considerato per sempre un racconto erotico? Conclusioni?

Un ebook da solo non vende niente.

L’impressione superficiale che dà l’ebook è fondamentale.

I lettori che scaricano gratuitamente durante le promozioni poi non leggono quello che hanno scaricato. O al limite non lo recensiscono. Montagne di carne ha circa duecento download gratuiti e tre recensioni (tutte rigorosamente autentiche, buone o cattive che siano).

Il racconto dell’autore autoprodotto con venti recensioni. Se sono da cinque stelle e vogliamo essere cattivi sono tutte pilotate o di parenti e conoscenti. Se sono più altalenanti e vogliamo essere meno cattivi possono essere di parenti, amici e lettori che nel tempo hanno conosciuto l’autore per varie vie. L’esordiente con molte recensioni 100% integrali è proprio raro. 

Amazon è una giungla spietata.


 



martedì 24 marzo 2015

Un'idea nuova per mettere in piedi una casa editrice che funzioni (e guadagni)


M’è venuta questa idea negli anni, esplorando il mondo delle case editrici, chiedendo, inviando manoscritti, collaborando anche, con alcune pubblicazioni di nullo successo. Osservando la direzione che ha preso l’editoria negli ultimi tempi, osservando e analizzando il fenomeno del self-publishing, le critiche che riceve quest’ultimo, il mistero e la diffidenza che lo circonda. Insomma, ci sono stato dietro, alle questioni dell’editoria. E ho avuto l’idea.L’idea per una casa editrice, non dico di successo (come sarebbe possibile?) ma di una casa editrice che si regga in piedi, che dia un discreto guadagno, senza un grosso impegno e con  la possibilità di essere gestita da una persona sola.Ecco la mia idea per una nuova casa editrice di modeste pretese.Si trova un bel nome, intrigante, affascinante ma sotto le righe, che so, qualcosa tipo notte sfumata editore, e si crea un bel sito in stile soft, perchè credo sia meglio non esagerare.Si rende evidente in tutti i modi che la casa editrice è assolutamente free e non chiederà mai soldi agli autori, in nessun modo e forma. Questo fatto del free è molto importante, è il punto principale, quello su cui fa leva tutto il meccanismo. Il free serve ad attirare montagne di aspiranti scrittori disperati che hanno ottenuto rifiuti ovunque e che sono lì lì per vendere l’anima. La faccenda del free va confezionata bene, in modo da toccare le corde giuste, in modo che qualsiasi aspirante scrittore incappi nel sito ci caschi dentro. Il free va valorizzato, dicendo che l’autore è tutto, che la sua opera è tutto, che lo scrivere è una missione, un contributo culturale, sociale. Insomma, bisogna far venire il cardiopalma all’aspirante scrittore, in modo che mandi il manoscritto. Non è tanto difficile.Si aspetta un po’, diciamo un mese, in modo da ricevere qualche centinaio di manoscritti. Si risponde a tutti, senza leggere i testi, per ottimizzare i tempi. Si risponde che il manoscritto è interessante e lo si vorrebbe pubblicare. Si propone un contratto standard, con percentuali per l’autore ridicole in modo da avere il massimo profitto possibile. Stimo che un buon 80% degli aspiranti scrittori accettino senza fare storie. Il restante 20% chiederà chiarimenti, vorrà sapere questo e quello, la distribuzione, la promozione. Si starà sul vago, rivelando che la pubblicazione sarà soltanto digitale, mollando in questi casi una bella sviolinata a favore dell’editoria digitale, rampante, il futuro e tutto il resto. Una mail di risposta è sufficiente. Due sono una perdita di tempo, se qualcuno insiste lo si ignorerà, perchè non c’è tempo da perdere dietro gli indecisi. La sera poi, dopo il lavoro, ci si metterà davanti al computer. Si ideerà una linea grafica minimalista per le copertine, tipo bianche con una linea dritta di qualche colore e titolo e nome autore e nome casa editrice. Una roba molto semplice ed elegante, che si può fare direttamente col Word. Tutte le pubblicazioni avranno lo stesso stile grafico per la copertina, come le grandi  collane. E via si pubblica. Tutti i manoscritti ricevuti, senza leggere niente, una bella copertina col Word e via. Senza fare editing, senza correzione bozze, come potrebbe una persona sola, per di più nei ritagli di tempo? Senza promozione, niente di niente, solo la pubblicazione.Valanghe di manoscritti, valanghe di titoli pubblicati.E poi? E poi ci pensano i parenti e gli amici. Facciamo due conti. Quanti manoscritti si possono ricevere e pubblicare in un mese? Cento? Bene sono milleduecento all’anno. Per ogni titolo pubblicato, tra gli amici e parenti eccitati per la pubblicazione (attenzione, FREE!) del nipote, quanti download medi garantiti si potrebbero avere? venti? dieci? Se si avesse un guadagno netto di due euro a copia farebbero ventiquattromila euro in un anno, mi pare. Mi sembra un utile di tutto rispetto per una casa editrice gestita nei ritagli di tempo da una persona sola. Qualcuno potrebbe obiettare che dopo un po’ si spargerebbe la voce dello scarso trattamento verso gli autori e le opere e nessuno più manderebbe manoscritti. Sbagliato, primo perchè anche se il trattamento è così così una casa editrice free che ti pubblica  mantiene sempre la sua attrattiva, secondo non si spargerà niente, visto che a parte amici e parenti nessuno comprerà mai e la casa resterà sconosciuta. Ecco, questa è la mia idea per una nuova casa editrice di medie pretese che funzioni. 
 

martedì 17 marzo 2015

Sarà poi vero che tutti scrivono e nessuno legge?



Tutti scrivono ma nessuno legge. Sarà poi vera quest’affermazione che si sente ormai un po’ dappertutto? Vediamo, almeno la seconda parte sì. Non è che non ci sia proprio nessuno che legge, i lettori ci sono, ma sono pochi e in calo. Come mai? Be’, quello è un discorso lungo e ne ho già parlato, ma sta di fatto che obiettivamente è così. Per cui accettando l’iperbole possiamo dire sì, nessuno legge.Tutti scrivono. No, non è vero, non si può considerare vera questa parte dell’affermazione iniziale, nemmeno accettando l’iperbole. Quando diciamo “nessuno legge” quel nessuno è riferito alla totalità delle persone, solo una piccolissima parte di tutta questa totalità non sottostà alla definizione (di fatto legge) e questo permette la forzatura dell’iperbole. Nel caso del “tutti scrivono” invece, siccome il “tutti” si riferisce sempre alla totalità delle persone, è sempre una piccola parte, che scrive, mentre invece per dar modo all’iperbole di funzionare dovrebbe essere grande, la parte. Per permettere all’iperbole di funzionare bisognerebbe fare una precisazione, questa: tutti i lettori scrivono. In questo modo si restringerebbe l’insieme a cui fa riferimento quel “tutti” e in questo caso sì, potremmo dire che la parte di quel “tutti” è in effetti grande (moltissimi lettori scrivono). Oggi grazie al self-publishing in effetti, maree di scrittori, me compreso, hanno invaso la rete con le conseguenze che conosciamo. Quindi, l’affermazione corretta diventerebbe: tutti i lettori scrivono ma nessuno legge. Ecco, così va meglio. Ma non suona un po’ contraddittoria? Paradossale, come accendere la luce per vedere se è spenta. Com’è possibile? Come possono i lettori, che sono lettori in quanto leggono, non leggere? Siamo veramente di fronte a un paradosso? Se fosse così, essendo il paradosso impossibile, saremmo costretti a tornare alla prima versione dell’affermazione. Ma quella era palesemente falsa. Quindi? Non è vero che tutti scrivono e che nessuno legge? Allora tutti, in questi mesi, se non forse già anni, hanno sparato cazzate, si sono lamentati per niente, hanno frignato. Tutti i piccoli editori, delle frigne, ma anche i grandi, sempre a lamentasi della crisi della letteratura, della cultura, tutte balle, e non parliamo poi dei self-publisher, sempre pronti a piangere, perchè snobbati, perchè costretti a strisciare sul fondo, schiacciati dai più grossi e cattivi che rubano i pochi lettori con metodi illeciti, perchè sminuiti a causa di quegli scrittori non lettori, che fanno schifo e che gettano fango e merda su tutta la categoria, ma che a quanto pare non possono esistere perchè paradossali. Tutto finto? Tutte parole al vento? No. Quell’affermazione, la seconda, non è paradossale. Sembra, lo è anche, vista così, però la realtà è diversa. Le cose stanno così. L’avvento del digitale ha portato la possibilità di pubblicare a tutti, da casa, senza spendere un soldo e senza chiedere niente a nessuno. Prima era più complicato, si poteva fare lo stesso ma era una procedura più faticosa e costosa(case editrici a pagamento e compagnia bella). Cosa vieta oggi a uno che ha anche solo il giribizzo di pubblicare qualcosa, di farlo? Niente. Quindi quello pubblica. Questo per la parte del “tutti scrivono”. Non credo però che questi lettori/scrittori non leggano niente, mi sembra impossibile. Onestamente non credo sia credibile la figura dello scrittore, anche improvvisato, anche toccata e fuga, che non legga, o non abbia letto, mai niente. Da dove arriverebbe la sua ispirazione? Come nascerebbe in lui l’idea di scrivere un libro? Conosco un sacco di brava gente che non legge mai, ma proprio mai, e non mi pare proprio che a queste persone sia mai saltato in mente neanche per sbaglio di scrivere un libro. Chi prende in considerazione di scrivere deve aver letto, prima. Ecco, magari dopo aver letto qualche romanzetto, qualcuno potrebbe pensare di scriverne uno lui, e senza leggere più niente si potrebbe buttare a capofitto nell’esperienza. Questo sì. Ma la cosa si perderebbe nel nulla al massimo dopo la prima agghiacciante pubblicazione su Amazon. Insomma, scrivere è duro, è faticoso, costa tempo, anche scrivere male, se uno non ha stimoli solidi non credo che produrrà chissà cosa. Al massimo un ridicolo esperimento. Se togliamo questi outsider, restano scrittori/lettori che leggono, per forza, in modo da poter portare avanti quello che, almeno credono, possa essere un buon lavoro. Quindi si scrive ma si legge anche. Cosa si legge? Altro punto dolente. Sempre le solite cose, i bestseller. Vero, anche se così è un po’ generico. Ci sono i lettori di bestseller, che leggono solo quelli, durante le feste e al mare, ma ci sono anche lettori più agguerriti che leggono classici e libri sconosciuti. Infine ci sono anche lettori che leggono di tutto, compresi autori indipendenti, ossia auto pubblicati. E qui arriviamo al nocciolo. Le grandi case editrici si lamentano per abitudine e perchè, in effetti, oggi come oggi, uno prima di tirare fuori venti euro per un libro di trecento pagine ci pensa su un numero periodico di volte, qualsiasi tipo di lettore sia. Le piccole case editrici si lamentano perchè a leggere i loro autori sconosciuti sono in pochi, e perchè in effetti, uno prima di tirare fuori quindici euro per un libro di duecento pagine ci pensa su un numero periodico di volte, qualsiasi tipo di lettore sia. I self-publisher si lamentano perchè a leggerli non c’è quasi nessuno, nonostante uno se deve tirar fuori un euro, in qualsiasi altro caso non ci mette neanche un microsecondo. Ecco, il vero significato dell’affermazione “tutti scrivono, nessuno legge” è rappresentato in pieno nel mondo del self-publishing. Qui trova piena soddisfazione, perchè qui davvero tutti scrivono e nessuno legge, perchè quel poco che si legge è altro. E qui c’è anche il diritto di lamentarsi. Perchè c’è la vera indifferenza, perchè c’è la vera mancanza di coraggio.Manca il coraggio, al lettore, di provare, di allontanarsi dalla comoda poltrona affossata. Insomma, i lettori ci sono, ma sono pochi, pigri, svogliati e in via d’estinzione. Gli scrittori ci sono, improvvisati, allucinati, con la testa montata e il dente avvelenato. Ci sono le premesse per una discreta schifezza.



martedì 10 marzo 2015

Più recensioni per autori sconosciuti

Le recensioni ormai, sto parlando di quelle con le stelline su Amazon, sono diventate importantissime. In effetti però, bisogna fare una distinzione tra la recensione vecchia maniera e questa nuova concezione molto più semplice e banale. Bisogna fare la distinzione dato che le chiamiamo allo stesso modo, recensione appunto. È curioso notare, tra l’altro, come il linguaggio cambi, piano piano, senza che quasi nessuno se ne accorga, e così, dal concetto di recensione vecchio stile si passa al concetto nuovo.La recensione una volta era componimento articolato pieno di giudizi e analisi tecniche. Oggi invece passa per recensione anche un paio di righe piene di puntini di sospensione e punti esclamativi in cui non si dice magari nulla più che conviene comperare l’articolo in questione perchè è favoloso.  Resta il fatto che le recensioni sono molto importanti, che un articolo in vendita, nel nostro caso un libro, (ad essere onesti un libro di basse pretese, non certo un super bestseller di un autore famoso) è sensibile alle recensioni che riceve. Tante e belle recensioni, tante vendite. Poche e brutte recensioni, poche vendite, o addirittura nessuna. Ecco allora che l’altro giorno, navigando tra le classifiche e il catalogo Amazon in preda allo sconforto, alla ricerca di qualcosa di nuovo da scoprire, mi salta in testa una domanda.Perchè i libri di autori famosi, i bestseller, hanno montagne di recensioni, mentre i libri degli sconosciuti ne hanno pochissime? Il motivo si sa, è evidente, logico perfino, ma perchè dev’essere così? È giusto? Non è come dare una borsa di studio a uno studente con i genitori ricchi sfondati? O come riservare posti a sedere sui mezzi pubblici per i giovani sani e forti? A me, almeno in quel momento lì, m’è sembrata una cosa del genere, ingiusta.Quando Stephen King pubblica un nuovo romanzo, vende migliaia di copie in modo del tutto indipendente dalle recensioni. A lui le recensioni Amazon non servono. Lui vende, giustamente, grazie al nome e al prestigio raggiunti in decenni di lavoro eccezionale. L’autore sconosciuto no, l’autore sconosciuto ha bisogno delle recensioni. È come lo studente squattrinato che senza borsa di studio non potrà studiare, è come l’invalido che non si regge in piedi sul tram. L’autore sconosciuto ha bisogno di recensioni per dare risalto alla sua opera che altrimenti rimarrà lì, opaca nell’ombra. Molti tentano di rimediare al problema facendosi fare due o tre recensioni da altrettanti amici, meglio che niente. Ma quelle sono recensioni che spesso lasciano il tempo che trovano, sono facili da identificare, sono volgari, eccessivamente di parte, cafone, l’occhio abituato le inquadra subito e ottengono forse il risultato inverso di quello per cui sono state fatte. Allora che si può fare? Poco, lo so, perchè il massimo sarebbe che il colosso stesso corresse ai ripari, mettendo magari due generi diversi di recensioni, per esempio una via dedicata per il KDP, dando più peso a queste, trovare il sistema, i cervelloni stanno lì, sono loro che devono trovare il modo. Nel suo piccolo ognuno però, potrebbe recensire solo roba minore, con poche o senza recensioni, lasciar perdere il super bestseller che ha già all’attivo novanta recensioni da cinque stelle. Tentare di portare alla luce chi ne ha bisogno, chi senza quella piccola luce non andrebbe da nessuna parte, attirando così altri lettori. Per adesso la cosa non sta capitando per niente. Vedo solo delle gran cinque stelle applicate alla cieca da amici e conoscenti. Leggo di compravendita di recensioni, roba deprimente lo so ma doveva capitare, inevitabile.Da un po’ di tempo mi sto sforzando di fare così.Bisogna imporsi di leggere di tutto e recensire solo la roba minore, quella poco conosciuta o sconosciuta del tutto, basta con le recensioni in serie al bestseller di turno. Lo so, sembra un discorso di acqua e di mulino, e forse lo è anche, di sicuro ognuno fa quello che vuole, compreso recensire il bestseller, ci mancherebbe, ma il mio è un appello, un tentativo di rilanciare una letteratura che sta pian piano morendo, sempre più arida, sempre più omogeneizzata, sempre più “pochi in alto gli altri tutti in basso”.   Certo però che per recensire bisogna prima leggere.



martedì 3 marzo 2015

Eh sì, piacerebbe tanto anche a me leggere ma non ho mai tempo...

Un elemento che contribuirà alla graduale scomparsa della letteratura è la mancanza di tempo. Per leggere ci vuole tempo, e le persone oggi non hanno tempo. In questi ultimi anni sono aumentate a dismisura le attività indispensabili alla vita e ognuna di queste attività necessita di tempo. Molte attività sono legate a quello che si potrebbe definire il “culto dell’estetica personale”. Palestre, massaggi, estetiste, fanghi, spa, lampade, abbigliamento, acconciature, tutte queste cose che esistono da sempre hanno subito un upgrade e sono passate a un livello superiore. Più palestra, più tipologie d’esercizi, più di tutto. In più, si sono proletarizzate e sono diventate pane per tutti i denti. Non è più solo la moglie del chirurgo miliardario che usufruisce di questi servizi, no, anche la cassiera del supermercato, anche l’operaio, anche l’impiegato, che non ha la giornata libera come la moglie del chirurgo miliardario, e se dopo otto ore di fabbrica o d’ufficio va in palestra o da qualche altra parte la giornata è finita. La tecnologia poi ha dato il suo bel contributo. Internet sopra tutto. La rete è una bellissima cosa. È una delle invenzioni più importanti degli ultimi cinquant'anni, forse di più, e sta avendo un impatto sociale immenso. Ha mille e altri mille pregi, ma ha anche il difetto di togliere tempo. Il tempo che si passa a cazzeggiare su internet solo pochi anni fa poteva essere speso in altri modi. Prima c’era solo la televisione, certo ti ci potevi buttare davanti e il tempo scappava lo stesso. Ora però c’è anche internet. Aggiungiamoci poi anche una bella ciliegina: lo smartphone.Lo samrtphone sta ad internet come la zanzara sta alla malaria, o come i polmoni stanno all’ossigeno, per fare un esempio meno terribile. Lo smartphone ha preso la rete e l’ha messa letteralmente in mano a tutti. Letteralmente in mano a tutti, sempre, ovunque, in qualsiasi momento. Come si può resistere a questo?Prendiamo un lettore medio, occasionale, come farà a leggersi il suo solito romanzo di Camilleri sotto l’ombrellone, se ogni due minuti dovrà mandare un messaggio, riceverlo, postare, condividere? Semplice, non lo farà. Il libro resterà lì con l’angolino piegato a pagina dodici, e l’anno dopo non se ne lo porterà neppure. Lasciamo perdere i lettori forti, quelli accaniti. Loro leggeranno sempre. Ma saranno sempre meno, perchè non rimpiazzati.Ve lo vedete un ragazzino di quindici anni che un pomeriggio si mette lì e si legge un romanzo? Ma dai, e come fa? Lo tiene con una mano e con l’altra tiene il telefono e controlla in continuazione WhatsApp? Esagero? Sì, esagero, ma meno di quello che si può pensare..La rete, la tecnologia in generale, ha portato grossi vantaggi, è senza dubbio positiva, utile, molto meglio averla che no, tuttavia ha anche degli svantaggi, uno di questi è che come effetto collaterale porta via tempo. Non c’è più tempo, e per leggere ci vuole tempo.