martedì 5 maggio 2015

Il prezzo del libro



Non è di certo una novità, ma ogni tanto capita di riflettere su qualcosa che si ha sempre davanti agli occhi e che proprio per questo diventa accettabile per definizione. I libri costano cari. Molto cari. Troppo. 
Ci si lamenta che la gente legge poco (vero), che l’editoria è in crisi (vero), che è colpa dei social network (vero), che le nuove generazioni non hanno voglia di faticare (vero), che la proposta editoriale è sempre più piatta (vero), che Amazon ammazza la cultura (falso), che il self publishing è dannoso (falso), ma avete presente cosa costa un libro?
Che cosa vuol dire leggere, nel senso in cui si intende quando si dice che la gente non legge? Vuol dire essere attirati da un libro, per qualsiasi motivo, aprirlo, iniziare a leggerlo, appassionarcisi, finirlo, cercarne un altro, appassionarsi anche  a quello, passare ancora a un altro, cercarne di simili, leggerli e così via. Quanto si spende a fare tutto questo? Una barca di soldi.
Il problema del costo del libro non è più un problema morale, è diventato un problema pratico. Semplicemente per molti non è più possibile comperarsi tutti i libri che vorrebbero leggere. Per me è così. 
Certo, leggere un Oscar Mondadori al mese è ancora possibile per molte persone, ma per un lettore più esigente, che magari gli Oscar, otto/novecento, li ha già letti praticamente tutti, che quando gira per le librerie guarda con un misto di gioia e nostalgia le copertine di quei capolavori, desideroso di rivivere l’emozione di un acquisto come quello, fatto anni prima, la situazione è più complicata. 
Leggere autori che piacciono porta a conoscerne altri, che si vogliono scoprire, che magari non ci sono in edizione economica, che magari sono fuori catalogo e vanno presi usati. Quando si innesca il meccanismo di ricerca/scoperta è difficile fermarlo. E se si segue la direzione giusta la lettura diventa ancora più vorace, si corre, si vuole leggere sempre di più. 
Fare questo, che credo sia la vera strada del lettore, costa un patrimonio. 
Le prime edizioni in brossura di libri in uscita hanno prezzi vergognosi. Se uno non è miliardario con due o tre di quelli s’è giocato il budget mensile. I tascabili costano meno, ma se sono prime uscite mica poi tanto. Media e piccola editoria sfornano romanzi d’autori sconosciuti a prezzi imbarazzanti. Spesso mi avventuro nel limbo di questa editoria,  e il risultato è sempre simile: un libro magari buono, che si legge in qualche ora, alla modica cifra di sedici euro. Ma sì, dai, cosa sono duecento al mese? 
Gli ebook, dal punto di vista economico, sono una presa per il culo. Oh, l’ho detto. Col il mio bel Kindle sarei felicissimo di leggerne a bizzeffe, se costassero quello che valgono. E invece devo stare attento anche lì. La versione cartacea costa talmente cara che la versione digitale può permettersi di costare come, se non di più, un tascabile. A parte qualche rara offerta, i prezzi sono sempre molto alti, e va bene che a contare è la storia, ma un ebook e resta sempre un banale file, con tutte le carenze di fascino che sappiamo, che non si può rivendere, e tra l’altro, tra un po’ di anni chi mi garantisce funzioni ancora? Chi mi garantisce che l’e-reader del momento leggerà ancora il mio vecchio file?  
Alla presa per il culo contribuisce anche il fatto che gli editori non sfruttano le potenzialità del digitale. Centinaia di titoli dimenticati, centinaia di autori dimenticati, che sarebbe possibile far ritornare in versione digitale senza grosse spese. Questo viene fatto? No. L’ebook esiste solo come alternativa ad un titolo già presente in cartaceo o come nuova uscita. 
Si può ripiegare sui libri usati, di solito venduti a metà prezzo, ed è scandaloso come mi senta quando trovo magari il titolo che cercavo a nove/dieci euro, perchè nuovo costava diciotto/venti, più spese di spedizione. Già, perchè ci sono le spese di spedizione. Se i grandi store online le omettono, non vendono però roba usata direttamente, così che si compra sempre da rivenditori minori che invece non possono affatto omettere. 
Si può leggere autori auto pubblicati, a prezzi per una volta veramente bassi, ma, anche se la roba buona c’è, non è tantissima, bisogna cercare, provare, e poi si finisce sempre per scoprire qualche autore pazzesco che ha ispirato qualcuno, e per quello i soldi bisogna cacciarli fuori.
Una cosa molto brutta è dover indirizzare le proprie letture verso i prezzi più bassi. Sempre più spesso mi capita di dover rinunciare a leggere qualcosa perchè troppo cara, così da dover rimandare, dover deviare su altro, che non è quello che sentivo di volere. Brutto, molto brutto.
Non c’è molto da fare, se anche in una situazione come quella attuale, di carenza di lettori e di vendite, gli editori tengono i prezzi tanto alti, di speranza ne vedo poca. L’unica resta rileggere sempre più spesso libri già letti, magari molto tempo fa. Di sicuro quelli sono belli e sono gratis. 

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